il mio impegno

ritratto disegnato di Rosaria Cascio
disegno tratto dal documentario dal titolo “Partigiani della legalità” realizzato da Caracò editore

Io non faccio l’insegnante, io sono un insegnante, nel senso che c’è un modo diverso di vivere questo mestiere. Che non è più un mestiere se mentre sei già fuori dalla scuola ti resta in mente il volto, la storia, il problema di quel ragazzo che domani, comunque, dovrai interrogare anche se conosci il difficile momento che sta passando. Io ho avuto un maestro che mi ha insegnato a usare le chiavi per aprire le porte della vita; e lui le ha usate con me quelle chiavi, è entrato nella mia vita con quella chiavi e mi ha insegnato che insegnare è una parola speciale. È un modo diverso di insegnare, questo, di lasciare, cioè, il segno. Il maestro di cui parlo è Giuseppe Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia nel 1993. Più che un maestro è stato un testimone di valori. Mi ha insegnato a capire che sei vuoi essere un insegnante autentico ed efficace devi, prima di tutto, testimoniare con il tuo esempio i valori in cui credi. Solo così i ragazzi se ne innamoreranno e saranno spontaneamente disponibili a condividerli. La pedagogia della relazione, la pedagogia dell’esempio. Mettermi in ascolto della loro età, accostarmi in punta di piedi alla loro giovinezza e cercare di spingerli a coniugare lo studio con l’essere adolescenti per mezzo di una modalità creativa che significhi, anche, andare a scuola con piacere. È questa l’applicazione del metodo dell’ascolto di padre Puglisi, cioè assumere una prospettiva speciale nella relazione educativa a scuola: mettersi in sintonia, in relazione con l’altro; questo funziona sempre quando si entra in relazione autentica con qualcuno; a maggior ragione se si entra in questo modo in una relazione educativa. Il rapporto rimane sempre insegnante-discente ma, questa volta, la prospettiva diventa diversa: l’insegnante apprende-insegna e chi dovrebbe imparare, insegna-apprende. Mi sono convinta, nei miei più di vent’anni di insegnamento, che la mia testimonianza di padre Puglisi in giro per l’Italia non si poteva esaurire nelle parole che lo raccontano ma si doveva concretizzare nella continuità dell’azione interrotta con la sua morte. Testimonianza nel fare e nel proporre lo stesso modello educativo basato sull’ascolto, sull’accoglimento dei pensieri e delle emozioni degli alunni, sulla loro trasformazione in protagonisti attivi del cambiamento. Compito del docente è instradare, orientare, sollecitare e aiutare l’alunno a trovare dentro di sé le risorse per costruire la propria vita. L’insegnamento circolare in cui chi insegna (docente) apprende e chi apprende (alunno) insegna, così, diventa testimonianza di vita in cui l’apprendimento non è nozionismo ma pratica di conoscenza, esperienza condivisa di valori. Il verbo che sottolinea con chiarezza il nostro lavoro è affidarsi, abbandonarsi cioè ad un adulto significativo che più che pretendere dai ragazzi l’adesione a certi valori li deve, prima di tutto, testimoniare

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