La mia storia

Negli anni 90 Palermo, la mia città, ha vissuto i tempi difficili delle stragi di mafia. In quegli anni in tanti abbiamo sentito la necessità di impegnarci per promuovere una cultura antimafia sostanziale e non solo di facciata. Per questo ho orientato le mie energie verso la promozione di azioni efficaci sia di contrasto alla mafia sia di costruzione di una cultura rinnovata di volontariato. Socializzare il territorio è stato il motto con il quale, insieme al Mo.V.I. (Movimento di volontariato italiano) di cui sono stata responsabile provinciale e regionale, abbiamo lavorato tanto. Era nostra intenzione favorire la nascita di una rinnovata cultura della prossimità non soltanto assistenziale ma più efficacemente autoprogettuale. Cioè dal basso. L’esperienza dei gruppi di volontariato aderenti al Mo.V.I., infatti, dimostrava proprio questo e cioè che soltanto attraverso la presa di coscienza dei propri diritti le persone ritrovavano il senso della propria dignità di persone. Socializzare il territorio significava, allora, rendere tutti consapevoli del proprio status di cittadini di uno spazio, che si chiamava città, del quale erano, al contempo, fruitori ma anche responsabili. La socializzazione del territorio era possibile a partire dalla coscienza di sé, dal riconoscimento della propria condizione che era tanto più grave quanto più dipendente dall’ignoranza del proprio ruolo. Tutti avevamo il dovere di impegnarci. Era il 1992. E, in questo mio intervento audio nell’assemblea “Convenzione Nazionale Antimafia proposta da un cartello di Associazioni e di Gruppi di Volontariato”, svoltasi a Palermo venerdì 26 giugno 1992, ne parlo diffusamente:

Sono stati anni terribili ma, insieme, bellissimi. Grandi esperienze, grandi occasioni di crescita, grandi desideri di cambiamento. 

Nella mia vita era già entrato p.Puglisi. Insegnante di religione al liceo “Vittorio Emanuele II” nel 1978, mi propose di entrare nei gruppi giovanili da lui promossi all’interno del Centro Diocesano Vocazioni (CDV).
Da allora ho instaurato con lui un profondo rapporto di conoscenza ed amicizia personale che è terminato soltanto con la sua uccisione da parte della mafia. Dopo la morte di Padre Puglisi ho iniziato il mio impegno con incontri pubblici di testimonianza sulla figura e l’opera del sacerdote ed ho partecipato a numerose iniziative in tutta Italia. Nel 2006 sono stata invitata in Australia dalla comunità di siciliani emigrati in diversi continenti che si sono radunati a Melbourne per affrontare il tema della legalità. Nel 2005 ho contribuito a fondare l’Associazione di volontariato “Padre Pino Puglisi. Sì, ma verso dove?” insieme ad altre persone che hanno vissuto esperienze di vita con Padre Puglisi sia a Brancaccio che negli anni precedenti della sua vita. Di questa Associazione sono stata Presidente per diversi anni. Curo personalmente il sito web www.simaversodove.org. Per diversi anni ho collaborato alla cura ed all’aggiornamento dell’Archivio dell’Arcidiocesi di Palermo “Padre Giuseppe Puglisi” raccogliendo tutto quanto esiste direttamente riconducibile a lui (documenti personali, video, audio, foto, relazioni…) o quanto viene negli anni prodotto su di lui (articoli, libri, film e filmati, documentari…). Attualmente collaboro, per la parte documentale, alla realizzazione del sito ufficiale dell’Arcidiocesi di Palermo dedicato al Beato www.beatopadrepinopuglisi.it e con il nascendo “Centro diocesano P. Giuseppe Puglisi”. L’esperienza cumulata mi ha portata ad indagare il “metodo Puglisi” ossia la metodologia pastorale, pedagogica e sociale da lui seguita nei diversi ambiti del suo impegno umano e sacerdotale : gruppi giovanili, gruppi di impegno e di lavoro, scuola, territorio, comunità, parrocchia. Ho studiato il modo in cui il Beato ha impostato la pastorale nel quartiere di Brancaccio riuscendo, in tal modo, a dare talmente fastidio alla mafia da diventarne vittima. Per questi motivi ho partecipato a diverse trasmissione televisive dedicate alla conoscenza del Beato Puglisi ed ho scritto diversi articoli e relazioni durante convegni nazionali antimafia.

Che ne è di quegli anni? Quali i risultati?

Mi sono convinta, con l’età, che i risultati non sono mai un punto fermo, non si arriva mai alla conclusione. Il tempo è una variabile troppo ampia per doversi ridurre ad una parentesi entro la quale misurare cambiamenti duraturi. Di sicuro occorre stare nel fiume della vita sempre da protagonista, pur mutando, con gli anni, pelle.

Oggi insegno e sono felice di questa professione nella quale continuare una silente ma efficace rivoluzione insieme ai giovani. 

La mia vita, ogni giorno, è testimonianza. Non sempre, a sera, chiudo gli occhi, contenta di quanto ho fatto ma avrei potuto ancora fare.

A volte, però, sì!

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